domenica 23 giugno 2019

La filosofia del cazzo: Forma e contenuto

"Tante persone se ne sbattono un cazzo" con questa chiusa finisce il suo intervento a Trame, Festival dei libri sulle mafie, lo Chef Rubio, Gabriele Rubini, nell'intervista condotta da Gaetano Savatteri nella Piazzetta San Domenico all'ora del maggiore ascolto. 
Il pubblico è quello delle occasioni pubbliche molto ben pubblicizzate e televisive, dunque ben disposto a sentire "cazzi" disseminati qui e là come florilegi. 
Lui è un fenomeno social, televisivo, un personaggio molto conosciuto. Per me è la prima volta che lo ascolto e che lo vedo, dunque lo conosco solo attraverso ciò che ci sta dicendo dal palco. Nel presentarsi, o almeno dalle sue parole, vengo a sapere che lui stava in Nuova Zelanda a giocare a rugby, poi, rientrato in Italia, ha iniziato la carriera di chef, prima però ha fatto tre anni di università e non diede nemmeno un esame. 
Questa sera presenta un video, un documentario prodotto da lui, da una sua società, suppongo.
 Fra le cose dette alcune sembrano di buon senso, il suo stare vicino alla vita in carcere e alle comunità Rom, il suo farsi carico di alcune istanze sociali, tanto che Savatteri rischia la domanda se lui, lo chef, sia di sinistra. 
Rubio risponde che lui sarebbe anarchico, alla Pinelli aggiunge, ed intanto si affretta a sconfessare subito dopo, rivolgendosi rassicurante alle forze dell'ordine e affermando di essere ben conscio dell'importanza dello Stato e delle regole.
Tutto quindi a posto.
 Nel suo discorso i cazzi non hanno il contenuto eversivo della parolaccia contro un sistema ma vengono elargiti, destrutturati, come modo di pensare un po' alla cazzo. 
Forma e contenuto divergono.
Vedo ciondolare, nelle suo dire, tanti cazzi, privi della appendice corporea, e mi chiedo perché questa grande impostura venga spacciata per un pensiero da applaudire. 
Facciamo prima a disgustarci ma mi accorgo di essere la sola ad esserlo, non tanto per i cazzi, che ormai flosci e inutili  mi fanno anche tenerezza, ma per quanto sia stato pericolosamente ingannevole un ragionare siffatto. 

Ippolita Luzzo 

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