giovedì 24 gennaio 2019

La donna in grigio Anna Maria Villalonga

Titolo originale dell'opera: La dona de gris
Libres de Delicte, Barcelona 2014
Traduzione dal Catalano di Laura Mongiardo. 
Edizione della Goccia ottobre 2018 
Mai avrei conosciuto Anna Maria Villalonga se non tramite Laura Mongiardo, traduttrice dal catalano di questo noir che vi farà stare col respiro sospeso. La donna in grigio è un ottimo noir, ha i tempi perfetti, le situazioni si uniscono con logica consequenzialità e il ritmo della storia è incalzante.
"Tutto ebbe inizio come un gioco per scongiurare la routine. Non gli pass per il capo che, talvolta, i giochi ci sfuggono di mano, impossibili da controllare" L'idea del libro è mia compagna da anni, scongiurare la solitudine interessandomi della vita raccontata. Nasce proprio così il regno della Litweb " Senza nulla di concreto da fare, si sente ogni giorno più slegato dalla realtà. L'aspetto delle cose, le sensazioni, le voci... Tutto ha assunto una cadenza nuova... immagina di essere andato a finire in un universo parallelo, in un mondo identico a quello di sempre ma... una scenografia dipinta male... Nessuno lo attende a casa al suo rientro e nessuno sentirebbe la sua mancanza se un giorno se ne andasse. Se ne sta al mondo immobile, solo, divenuto l'ombra di qualcun altro, accettando come propria la vita altrui. Non è una persona, è un automa" Bisogna lottare contro l'abulia e trovare un motivo per vivere, un interesse. Il protagonista da subito ci appare simile, nella diversità delle situazioni. Lui ha perso suo padre, è in pensione e vive solo. 
"Vuole fuggire dalla noia" ed è questo che ce lo rende caro, carissimo. Fuggire dalla noia come se si stesse costruendo un romanzo, come se fosse possibile incontrare i personaggi letterari al bar, oppure far diventare un personaggio letterario la donna che ora entra nel bar e "Né giovane né anziana, né alta né bassa, né bella né brutta. La normalità che trasuda, tanto evidente quanto la propria, attira la sua attenzione. Vestita di grigio, fa un cenno al cameriere e infila la testa nella borsa fino ad estrarne un portamonete. A causa del movimento, il foulard che porta al collo, l'unico dettaglio di civetteria che la contraddistingue, scivola delicatamente, come una piuma, e cade a terra." 
Presento così il protagonista e la donna al bar, alle prese con un caffellatte e una ensaimada, una brioche, a tre e cinquanta.
 Il foulard sarà il filo conduttore della storia, e mi guardo intorno toccando il mio foulard, le mie sciarpe, da oggi in poi anch'esse un topos letterario.
 Mi rendo conto di aver imparato a memoria le strade e la casa, la vicina di pianerottolo e il cameriere del bar, Hector, e seguo la tragedia, perché assumerà i toni della tragedia la storia di Glòria Riera Munoz, della donna in grigio.
Guardo sempre al destino benigno quando arrivano simili libri a casa, da me, nel regno uguale, nel regno della costruzione di un personaggio e della relazione fra personaggi. 
Come può nascere una storia? Nasce se c'è un interesse, ci dice Anna Maria Villalonga, nasce se si vuole cercare, ricercare, partecipare. Essere quasi un destino. Chiamerei destino il personaggio principale, certo un destino anch'esso annoiato e abulico e quindi in cerca di un diversivo. Conosceremo Albert e Cèlia, conosceremo Cris, ed avremo la grande pietas verso ogni personaggio colpito dalla sorte, nella lotta fra il bene e il male. 
" L'uomo si china e raccoglie il foulard, che è rimasto incastrato tra le gambe di uno sgabello. Fa un tentativo di chiamarla" ed io rileggo ogni istante ripetendo il gesto e svolgendo la trama. 
Tradotto con uno stile musicale, aderente al racconto, voi amerete tanto questo libro almeno quanto io l'ho amato e lo raccomando al regno immaginario della Litweb raccogliendo il foulard. 
Ippolita Luzzo  
    
  

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