domenica 21 ottobre 2018

L'arte di scomparire Pierre Zaoui

Un amico, su facebook, mi chiese di leggere e di parlare di questo libro molto tempo fa. Il 2015, anno della data di nascita, poi la seconda ristampa ed è quella che ho comprato io, ho letto il libro sottolineandolo, lasciandolo per casa e riaprendolo molte volte, ma sentendomi inadeguata a scriverne.
Il libro ci parla della discrezione, quella sospensione del tempo che ha valore in quanto sospensione, a condizione di non prolungare oltre un certo limite il nostro stare nascosto.
"Non è davvero sopportabile scomparire troppo a lungo, se non vogliamo che questi piaceri furtivi si trasformino in rinuncia e perversione. la prima specificità della discrezione è nell'esperienza di un tempo modesto, capace di badare a se stesso"
Viviamo fra il desiderio di essere riconosciuti e quello di essere anonimi e "la discrezione sottrae tutto l'essere alle apparenze solo per restituirglielo per intero"
Farsi discreti è nello stesso tempo uscire dal gioco delle apparenze e prestare attenzione al mondo. Ritirarsi dal mondo per lasciarlo esistere, scrive Zaoui analizzando l'aspetto politico e sociale delle pulsioni ad apparire e scomparire, durante i secoli, in filosofia e in letteratura, nelle tragedie greche e negli scritti di Machiavelli, in Proust, in Freud e Kafka. 
"Nel suo significato etimologico discrezione viene dal latino discretio, discernimento, separazione, distinzione, e nell'inglese discretion, il significato matematico di discontinuo."
Non si può essere discreti a vita pena impazzire!
L'arte di scomparire è l'arte della discrezione, cercando di non farla diventare una ossessione, una patologia. Importante sapere quando uscire in anticipo da un gioco, da una eccessiva rincorsa al protagonismo, e importante non pensare che la salvezza possa stare esclusivamente nella tana.
 Ritrovo in questo libro i filosofi studiati, da Rousseau a Foucault, a Lèvi-Strauss, il pudore e la prudenza, da Aristotele alla parresìa, "al coraggio della verità" il coraggio di non nascondere nulla, di mettere tutto a nudo. Parlare o non parlare, quanto parlare, desiderare di fare parte di un consesso amicale di simili, aver voglia di stare distanti, produrre arte per desiderio di comunicare e nello stesso tempo sparire per aver quella distanza che permetta l'osservazione. 
Vedo per le strade cittadine molti "discreti", anche io qualche volta sono "discreta", però quel che distingue la mia discrezione da quella di molti altri è il mio insopprimibile bisogno di socialità, di dire al mondo intero quanto sii felice di vederlo, di guardalo, che è diverso, di parteciparlo, sempre da discreta che non ha paura.  
Si può essere indiscreti anche essendo discreti.
" Ci sono tanti modi indiscreti di essere discreti: per paura dell'opinione pubblica. per sottomissione servile alle regole comuni delle buona educazione, per prudenza, per astuzia e calcolo; per ravvivare la propria immagine sociale, darle quel tocco di eleganza e di cortesia che le mancava"...come seduzione e narcisismo. Una discrezione snaturata. 
Noi stiamo con le parole di Lèvi-Strauss e con il gheriglio di noce di Kafka, dai Diari, nel rabbi Meir: "Mettere il mondo prima della vita e la vita prima dell'uomo" Se non ci sono le anime che si accorgono di stare al mondo nel momento che esiste il mondo, che si accorgono della grande meraviglia di esserci per il mondo e non per una propria affermazione, non ci sarebbe più nulla di filosofia e conoscenza, sarebbe tutto uno specchio vuoto. Mi sembra di stare con Zaoui per quel che io possa stare, mi sembra di stringere con lui un patto di resistenza amicale e di chiamare quell'amico di allora alla passeggiata sui profili facebook
Ippolita Luzzo   
       

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