venerdì 19 ottobre 2018

Il teatro è una cosa fisica. Angelo Colosimo in Bestie Rare

"In tempi bui come questi, in cui qualcuno vorrebbe delimitare un confine, entro il quale sarebbe preferibile non andare, l'associazione Confine incerto, crea una Zona Transitoriamente Libera."
 Giorgia Boccuzzi, in un incipit Brechtiano, si rivolge al pubblico in sala, prima dello spettacolo "Bestie Rare" di Angelo Colosimo.
"ZTL, Zona Transitoriamente libera", il collettivo composto da Giorgia Boccuzzi, Emi Bianchi, Luigi Lacquaniti e Teresa Zumaglini, un progetto costola dell'associazione  Confine incerto, organizza e promuove, per il secondo anno, al Supercinema di Catanzaro, una rassegna teatrale in itinere. 
Organizzazione comunitaria, leggo qui sulla pagina facebook, nel cercare notizie del collettivo, composto a sua volta, da artisti, più volte applauditi.
Ricordiamo "La Magara" di Emilio Suraci ed Emi Bianchi, la storia di Cecilia Faragò, donna incolpata di stregoneria a Catanzaro nel 1769 in una splendida interpretazione di Emi Bianchi che, stasera, luminosa e scintillante di felicità, ci accoglie insieme agli altri del collettivo sul portone del teatro. 
Buio e luce, oltre il buio la luce del teatro, sono queste le parole di Giorgia, mentre presenta al pubblico, nel tutto esaurito dei posti, la gioia di essere riusciti a trovare i mezzi, a trovare i sostenitori e a far vivere il teatro.
 ZTL ha piantato la sua prima bandierina, leggo in un post del novembre 2017 e, a un anno di distanza, si plaude alla scelta di far vivere il Supercinema, di far vivere, passando e ammirando, la Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia in via Educandato e la storia che ci accompagna.
Il teatro è una cosa fisica, ho scritto in testa, dal primo momento in cui Angelo Colosimo mi passa accanto zoppicando, sale sul palcoscenico e prende una grande accetta, la poggia sul collo e diventa un bambino, trattenuto da un certo Micu, uomo adulto e rancoroso, che vuole punirlo per aver buttato una grossa pietra nel suo camino.
Il bambino si dimena e si impaurisce, non vuole accusare i compagni dell'azione, protesta la sua innocenza, e mentre racconta e mentre implora Micu di lasciarlo andare, sudore copioso scende dalla sua fronte, tremito diffuso in ogni centimetro della sua pelle, la paura fisica si vede proprio nella pelle. 
"Se m'ammazzi, ammazzi un innocente", prova il bimbo a far riflettere il suo persecutore.  
Il teatro su un mondo arcaico e scomparso per sempre, il vico, i vicini di casa, come una processione del venerdì santo, la zia Lisa, chiamata per essere salvato. 
Zia Lisa, donna della ruga e da tutta rispettata, i cummari,  a me sovviene il vico Blaschi, della mia infanzia, dove i vicini stavano seduti davanti le porte.
 "E le vecchie si fecero dare le sedie" racconta Angelo Colosimo. Nel momento della spettacolarizzazione della pena, "Zia Lisa mi lassa" il bimbo viene preso schiaffi, calci, sputi, "chi cu li mani, chi cu li piadi" mentre il sangue scende arriva il prete. 
Siamo oltre la metà del monologo, siamo quasi alla fine della tragedia, e arriva il deus ex machina, l'uomo che risolve, sembra sgridare il vicinato, la turba che volto non ha, i cattivi. 
Arriva lui e il bambino ha ancora più paura. 
Se fino a quel momento abbiamo sorriso, pur nello sproporzione della pena inflitta da Micu al bimbo, ora non ridiamo più e attendiamo che quella violenza si sciolga nell'abbraccio della mamma del bimbo, intervenuta, lei sì, a salvarlo davvero "U beni da mamma è tuttu u cori, ca chillu da genti su parole"
La lingua del testo è una mescolanza di dialetto e italiano, è una mescolanza di detti antichi, ben conosciuti, "Chi pecuri fa u lupu sa mangia", la trama si poggia su due elementi, la vendetta e l'offesa, in modo volutamente squilibrati. Tanto, tantissimo spazio, viene dato al momento della punizione di un gesto, poco, pochissimo viene dato all'offesa subita dai ragazzi. 
Nel ritorno a casa mi sono ritornati in mente Il Caso Spotlight, il silenzio con cui si copre la violenza fatta sui bimbi dai prelati della Chiesa, i chierichetti usati, impauriti, ed il silenzio, il silenzio di sudore, il silenzio di tremore, il silenzio della mamma, come vergogna, come colpa, di aver subito l'offesa.
Ed il silenzio si scioglie nell'applauso del pubblico e degli amici ad Angelo Colosimo, con le foto di Angelo Maggio, nel regno della Litweb, ZTL per noi luce sia nei tempi bui, dedicando a Giorgia 
" A coloro che verranno" Bertold Brecht Tradotto da Franco Fortini:
Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha ancora ricevuta.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'angoscia?
Ippolita Luzzo 

  

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