sabato 17 marzo 2018

La maligredi di Gioacchino Criaco

La maligredi è la malvagità, è quel sassolino che sbatte contro il parabrezza di un'auto in corsa, sembra che non abbia prodotto niente e dopo poco il vetro va in frantumi irrimediabilmente danneggiato. La maligredi è la brama del lupo, il lupo in un ovile scanna tutte le pecore. "Quando arriva, la maligredi spacca i paesi, le famiglie e avvelena il sangue fino alla settima generazione". La cattiveria, il rancore, la sete di vendetta, ciò che distrugge, e da ciò le donne hanno sempre cercato di tenere lontano gli uomini consigliando la pace e il perdono, tenere l'animo sgombro e invitare alla concordia.
Un popolo ingenuo e innocente era un tempo il popolo dei monti, un popolo abitante un monte luminoso, Aspromonte vuol dire proprio monte luminoso, lucente, innevato di bianco e splendente al sole. Un popolo di antichi riti grecanici e bizantini, una comunità, quella di Africo, con le rughe, con i bisogni condivisi, con profumi e racconti.
Stasera il protagonista dei racconti di Gioacchino Criaco è suo nonno, stesso suo nome, un nonno desideroso di trasmettere ciò che è stato cancellato dalla storia ufficiale. Una vita di una comunità sradicata e spostata in un non luogo, in una piana, una palude dove si viveva in malattia e asma, senza respiro. Il racconto di Gioacchino ha un ampio respiro stasera, via l'asma e la palude, via il malessere, bensì il recupero dell'orgoglioso momento in cui negli anni settanta si tentò una rivolta con a capo Rocco Palamara, anarchico, a rivendicare un paese e la sua esistenza.  Un sequel o presequel di Anime nere questo libro che sembra voglia aggiungere altri protagonisti, altri abitanti in un luogo che si vorrebbe far rivivere, anche se pur come luogo di incontri letterari. Nel libro, fra i tanti personaggi, le gelsominaie, le donne lavoratrici e raccoglitrici di gelsomino  staranno al fianco dei ragazzi in una lotta che lo Stato soffocò e disperse. Allora la politica preferì allearsi contro di loro, chiedendo braccia e menti alla maligredi e vediamo i frutti avvelenati fino a qui.
Da Staiti a Brancaleone con le nenie bellissime delle mamme, il vento di Africo, il libeccio, e Rocco Palamara, la storia dei ragazzi d’Aspromonte ora chiude il ciclo sempre nella stessa libreria, nella Sagio Libri, dove ora Pasqualino Bongiovanni  comincia con La Rosa nel Bicchiere di Franco Costabile e siamo a dieci anni, dice Gioacchino Criaco. Dieci anni da Anime nere. Fare giustizia di tanti stereotipi.
Ascoltare Gioacchino è sempre un piacere, si va via pacificati. La nobiltà dei gesti e dei pensieri nella narrazione di Gioacchino Criaco confermano una nuova stagione. La stagione della comunità di scrittori calabresi.  Io dico che questo è il periodo d’oro della narrativa. Da Domenico Dara ad Olimpio Talarico, a Nicola Fiorita e i Lou Palanca a Nicola H. Cosentino, a Pietro Criaco e a moltissimi altri. Il bisogno di comunità, di stringersi in un luogo letterario vedendo i luoghi reali trasformati in non luoghi. 
Fra i libri citati questa sera quelli di Saverio Strati, Mario La Cava, e Via dall’Aspromonte di Pietro Criaco. Quella via che avrebbe dovuto collegare il paese alla pianura ora collega tutti noi nella letteratura della conoscenza.
Ippolita Luzzo   

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