mercoledì 8 febbraio 2017

Julieta


Il film Julieta ricorda un mio lontano pezzo dal titolo La consolazione. Con in mano questo libro "La tragedia griega" la giovanissima docente di greco sta spostandosi in treno per andare alla sua sede scolastica per una supplenza. Un libro che ci indica la via delle nostre avventure umane: La consolazione. 
Usciamo dal film consolati, nella certezza di aver visto un film narrato sul vero. Sul destino e sulla scelta. Sugli affetti e sui difetti. Un film che siamo noi Julieta. Chiacchieriamo infatti nel viaggio di ritorno sulle nostre letture da bambini: Incompreso, Il viale dei tigli, Cuore. Sulle lacrime a fiume mentre si leggeva Dagli Appennini alle Ande. Tristissime letture però tanto utili per prepararci a tutte le separazioni, gli abbandoni, lo scomparire delle relazioni costruite in giorni e giorni.
Tutto scompare con la stessa terribile facilità con cui appare, tutto può essere che dipenda e non dipenda dalla nostra volontà, sembra chiedersi Julieta ad ogni fotogramma.

Se avessi parlato in treno all'uomo davanti a me nello scompartimento forse costui non si sarebbe suicidato. Se io non avessi discusso con Shoan forse lui non sarebbe annegato. E mia madre? Lasciata con mio padre che la finì. E mia figlia? Tutto scompare eppure ad ogni scomparsa una piccola consolazione riprende il gioco degli avvenimenti e sembra possibile sperare ancora di capire l'altro.
Così la figlia capirà e capirà la mamma e capiremo noi...

novembre 2016
Ippolita Luzzo 

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