domenica 27 novembre 2016

Ricchezza e cultura: il respiro che non c'è

Valanghe di soldi sulla cultura arrivano dagli enti proposti. 
Valanghe benefiche nelle tasche dei dirigenti, di dirigenti e animatori addetti.
Valanghe culturali che poi diventano rivoli sempre più piccoli quando giungono a dover pagare gli artisti che stanno con il cappello in mano, con la mano tesa a chieder mercede. Ricchezza si sposa con ricchezza, da sempre ed ora perché dovrebbe far eccezione?
Ricchezza si sposa e vuole al suo matrimonio il canto di menestrelli educati, i quadri ed i ninnoli per far bella la festa, il cibo del cuoco che sia di nome acclarato, il vestito e gli invitati tutti abbinati. 
Ricchezza poi fa finta di essere caritatevole, in fondo si sposa e vuol essere buona.
Fa finta perciò di essere umile, interessata al sociale, pronta a mettere fiocchetto contro la violenza verso chiunque, a metter colore d bandiera francese, ad essere per giornata gay pride, ad essere insomma benigna verso le categorie. 
Meglio essere aperti- si dice fa sé la ricchezza che sposa cultura. 
Ed è così che il matrimonio diventa una festa, una festa grande, applaudita ed anche bella, perché si sa, "la bellezza salverà il mondo", con questa frase orribile, buona però per digerire il pasto. 
Un rutto è dunque il respiro che resta, dopo il pasto abbondante, dopo i balli, dopo gli evviva, il rutto dei ricchi è quello che resterà a chi, povero artista, povero ma non categoria, può solo guardare senza farne parte, come alla corte medicea del Cinquecento. Respiro non c'è, c'è solo la festa. Ricchezza e cultura si mettono in macchina e partono insieme in viaggio di nozze. Evviva gli sposi 

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