venerdì 9 settembre 2016

Anche il profondo sud si è arreso

Come in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca...
Guido per andare in centro, salendo via Marconi e vedo appeso sulla porta dell'edicola questo titolo a grandi caratteri. Mi fermo e lo fotografo, mi ricorda un mio pezzo di alcuni anni fa, e i numeri evidenziano quel che scrissi allora: 
Anche il profondo sud  si è arreso                    23 gennaio 2012 
Anche il profondo sud, come il profondo nord, vive in case vuote, con vicini sconosciuti, con parenti lontani, con figli unici, con genitori separati, senza tavolate, senza quartiere, nel traffico, negli incontri occasionali, al computer.
Anche il profondo sud, come il profondo nord, affida  genitori anziani, ammalati, a badanti ucraine, moldave, russe,  a case di riposo, ad ospedali.
Anche il profondo sud vede le strade sempre più vuote, i centri commerciali sempre più pieni di occhi persi  che non guardano più.
Anche il profondo sud mangia da solo, in case ampie, mangia da solo, seduto al  tavolo di una cucina piccola, grande, col televisore ad alto volume, con in mano un cellulare.
Anche il profondo sud non ricorda più il suo passato, butta  infelice i  pezzi più cari, i mobili antichi, i quadri, le lettere, svuota le case dei genitori, donando a stranieri il comò, il cuscino, il vecchio piattino sbreccato oramai.
Anche il profondo sud non conserva più, come potrebbe? Non sa più nemmeno cosa riporre via.
Mamma, dov'è il mio diario, dove sono i quaderni, i libri, i vestiti, le scarpe?
Li abbiamo buttati 
Abbiamo buttato la nostra ricchezza ed ora poveri, deboli ed indifesi, smarriti, cerchiamo una ragione.
Smarriti ma pieni di boria, di supponenza, convinti che ancora ci tocchi in sorte un mondo migliore, sputiamo convinti su quello che abbiamo, ritenendolo poco, indegno del nostro sentire, ritenendo tutto inferiore, non come noi.
Non abbiamo più una misura, non abbiamo un amico con cui litigare, un fratello da strattonare, un marito, una moglie da sopportare.
Non abbiamo l’altro con cui rapportarci e smarrendo il fenomeno altro abbiamo smarrito il nostro fenomeno. Lo dicevano gli strutturalisti, lo dico anch'io, lo dice pure mia sorella, senza conoscere Levi Strauss!
Poi incattiviti, al nord come al sud, diciamo che proprio non ne possiamo più, che siamo soli, che siamo incompresi, che nessuno ci ama, mentre con la bocca, ancora piegata, stiamo in realtà dicendo a tutti che noi non li amiamo, che non li sopportiamo, che, se potessimo, manderemmo tutti al diavolo, il lavoro, i colleghi, i cognati, il nostro, il vostro, il loro.
Abbiamo ragione, ho sicuro ragione, noi  siamo diversi… ma diversi da chi? Al sud più a sud si sta soli lo stesso che in Svezia, in Finlandia, in Norvegia e Danimarca.
Al sud come al nord
Chiedo scusa, oggi ventitré  gennaio, secondo il calendario cinese, inizia l’anno nuovo. Buon anno

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