sabato 18 aprile 2015

Corso di Dizione. Dal calabro all'italiano


Da una idea di PierLuigi Fragale nella fattualità di  Mario Maruca
Corso di dizione dal portone in stile  georgiano di Piazza Felice Sacchi, Lamezia Terme

Impariamo a pronunciare le parole
Lascio o raddoppio?
Il suono del sud piange sempre, lo sai?
La cadenza al raddoppio, alle tragedie sempre imminenti, alle vocali troppo aperte e le cadute di tono…
Saranno questi gli argomenti del corso, in seguito. 
Ora Mario, attore di teatro e maestro di dizione, sta domandando a tutti noi quale sia la motivazione che ci ha spinto ad iscriverci al corso.
Elena, Lucia, Miriam, Alessandro, Luca, Andrea e noi tutti…
Le risposte:- Lo faccio per un motivo professionale e personale. Lavoro per una grande azienda- dice la ragazza, ed io sono calamitata dalla sua capiente borsa

Lo faccio perché non tollero la cadenza del calabrese in televisione- dice una simpatica signora con ricci lunghi e biondi
Lo faccio perché mi piacerebbe saper comunicare emozioni ai miei allievi- Miriam
Lo faccio perché chi è sicuro del dire è già padrone di sé stesso e del  suo interlocutore,- da Luca, riassumendo, e che poi completa- con umiltà. Bisogna essere sempre preparati e conoscere bene l'argomento di cui si parla.-
Mario, intanto parla a tempo. Dà il ritmo alla parola.
Usa lo strumento musicale in suo possesso, in nostro possesso, e lo suona a tempo.
 Sono qui perché non c’è mai fine al tempo… dice entusiasta il signore al mio fianco, comunicando a tutti energia e volontà.
 Imparare a parlare a tempo.
Non importa cosa dici ma come lo dici, riporta, una signora, frase che, suo marito, un saggio, le ricorda spesso.
E siamo qui  per imparare il come, per fare esercizi, compiti, e studiare il come fare pause, rispettare la punteggiatura, dare potenza al suono della parola, perché giunga chiara alle sinapsi colleganti dell’altro il nostro dire.
Due sono i concetti: Sottotesto e motivazione
Il pensiero interiore che si trasferisce nel corpo, sul viso, ed esce dalle labbra, con muscoli facciali e corde vocali.
Il nostro ultimo pensiero non è la testa ma il viso, sta dicendo Mario, al termine di un incontro in cui, noi tutti, personaggi diventammo, per lui o per l’altro, nello strano viaggio chiamato comunicazione.
Con la canzone di Adriano Celentano in testa
Se rido se piango ci sarà un motivo
se penso se canto mi sento più vivo…
Se guardo se sento è perché ci credo
se parlo e ascolto è perché ci vedo…
Se grido più forte è per farmi sentire…
Se penso se dico c'è sempre un motivo
se a volte mi estraneo è perché non approvo
e cerco parole che diano più senso
Se penso e mi sento un po’ più nervoso
è solo un momento che sa di noioso
poi passa poi torna non so come dire
c'è sempre un motivo...per tornare a capire


Fare un corso


1 commento:

Anonimo ha detto...

Che piacere leggere le Tue meravigliose parole.
Che dire della motivazione... Adesso é a mille !!!!
Grazie
Luca