giovedì 25 dicembre 2014

Nebraska per tutti sarà





Dal Montana al Nebraska saranno ottocento chilometri.
Padre e figlio  e la distanza sono anni
Da Billings a Lincoln lungo la strada che li porterà dove hanno abitato molti anni prima.
Un viaggio con sosta nella cittadina dove è nato il figlio, dove il padre tornò muto dalla guerra di Corea e  dove abitano i suoi fratelli anziani.
 Io sono la strada, qualcuno ci disse, sulla strada, on the road, fu scritto  e una cattiva strada qualcuno cantò.
Nebraska per tutti sarà.
Una colonna sonora dialoga con noi spettatori portandoci per orecchie nel suono del film. Dentro ancora dentro le strade che non portano mai a niente, come i Nomadi in Dio è morto. Cantano le strade, anzi suonano la melodia dell'alienazione, dell'uomo solo che non può essere un sacco di patate, hamburger e patatine, due birre, tre birre, a volontà.
 Strade e poi case, una macchina e che cos'è una famiglia? Un affetto, un ricordo, una gratificazione che ti dia un motivo per esser orgoglioso di te, del tuo starci sulla strada del mondo? Quante domande potremmo poi farci su luoghi non luoghi, direbbe Marc Augè, su deserti abitati da uomini no.
Sacchi ripieni di merda, potremmo chiamarli quei cugini, parenti, soci e company. Sacchi che vogliono solo insaccare i soldi che lui, il papà, si illude che ha vinto. Poveri sacchi loro, no persone.
 Lui invece, con il suo cocciuto continuo  credere vero non tanto una somma ma una illusione, lui salva suo figlio da un vivere banale...
La tenerezza che non c’è in questo mondo stupido, mi verrebbe da dire al veder quel cappellino sulla testa dell’uomo anziano che crede ad un foglio, ad una pubblicità.
Se non fosse che forse quel che lui ha fatto ha del magico e del reale, traslare fierezza e decisione che non mancheranno ora al figlio, forte fortissimo per aver dato dignità e orgoglio al suo papà.
 Nebraska per tutti sarà.
Un viaggio che è il nostro viaggio

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