lunedì 14 aprile 2014

La vita di Adele- postuma



 

La Marianna Di Marivaux-opera postuma- La vita di Adele

Marivaux, che leggerò.

È uno scrittore che conosce tutti i viottoli del cuore umano, ma non sa la strada maestra. (Voltaire su Marivaux)

Francesca Serra nel suo libro “ Le brave ragazze non leggono romanzi” mette in guardia su quanti languori, quanti tormenti abbiano generato romanzi come questa Marianna di Marivaux. Il colpo di fulmine. Lo sguardo che ti prende e ti porta lontano. Fulminati si resta. Su questo fulmine a ciel sereno il regista tunisino ha raccontato una storia tratta da un fumetto. Una storia francese. A Lille. In un liceo classico. Il professore mi sembrava Pennac ed invitava i suoi alunni all’impossibile- descrivere l’attimo che-

Un film lunghissimo e intellettualoide nel voler sempre rimarcare che se si legge e se si è artisti migliori si è.

Lo dice prima Adele a Thomas, il ragazzo che la ama.

Poi lo diranno con spocchia les artistes con il linguaggio proprio di chi cita questo e quello e chi non li conosce paria è.

Almeno così si sentirà Adele ad una cena in cui lei ha preparato una gustosa carbonara e i pittori discutono di Schiele e Klimt

Un film sulla disparità più che sulla differenza. Non siamo pari, come cultura, come personalità, come opportunità.

Adele non è pari a Emma e la vita le peserà di più nello sconforto e nella nostalgia di un amore canaglia e vile, una Emma che la butta in mezzo alla strada non per il suo non amarla più, ma addossandole la colpa di averla tradita. Una vera carognata.

Un film letto così al freddo e al gelo, prima del film  avevamo dovuto ascoltare  una favola su fiori e fiorellini, sole e luna, una favola ingenua e naif, una favola gentile, e poi

E poi siamo  precipitati sulle pagine di Playboy, un giornale levigatissimo di corpi nudi, bellissimi, levigatissimi, depilati, unti, che mimavano amplessi lunghissimi che avranno eccitato i giurati di Cannes e avranno obnubilato la loro ragione.

Un film per guardoni, per almeno due quarti di pellicola, amplessi iperrealistici, plastici, corpi come statue in abbracci che dovrebbero produrre estasi, dovrebbero legare. Legano una sola, però, come nella poesia di Baudelaire “ Ippolita e Delfina” solo una resta nella rete, come in tutti gli amori, l’altra o altro va via.

Il regista ha insistito su un aspetto che lui non avrà risolto nella sua vita privata, la grande invidia per donne in amore, da dominare, da osservarle e scrutarle come un entomologo, come se fosse dentro la vagina.

L’episodio di Tiresia, raccontato da un ospite di Emma non finisce.

Tiresia dopo aver detto che è la donna che gode di più in un rapporto amoroso venne accecato da Giunone.

Cieco sarà l’indovino Tiresia, cieco perché a certe verità non si arriva nemmeno se infileranno la cinepresa nella vagina  (altro mio post)

Peccato! Avrebbe potuto essere un bel film. Molto bello.

Nessun commento: