martedì 11 settembre 2012

La favola della gabbietta - sesta puntata



Gli anni passarono, molti anni  passarono.
Il tempo inesorabile cambiava i connotati, usurava le cose, rovinava le strade
Divenne pericoloso mettersi in viaggio su sentieri oramai impraticabili
Tanto a cosa serviva viaggiare e spostarsi se bastava soltanto raggiungere casa e andare a guardare felici e irretiti il nostro piccolo che intanto pigiava?
E mentre gli adulti facevano così, i ragazzi e i bambini sul computer vero, sul loro cell, scambiavano mess sgrammaticati a mille amici che non conoscevano, messaggi in bottiglia come una volta, messaggi di un tempo ormai dilatato senza più attesa, senza sorpresa.
Insoddisfatti ed un po’ ingrugniti, alcuni bimbi facevano oh, facevano pio pio come You tube aveva insegnato  loro proprio quel dì.
E fu bellissimo per grandi e piccini restare a girare su quella giostra, la giostra nuova dei nuovi rapporti, invisibili, insensibili, immaginari, con i quali andare a spasso, al cinema, in parrocchia  e ai quali poter chiedere aiuto certi, certissimi di avere risposta.
Scoprirono infatti i cittadini che se il piccolino cercava aiuto perché era solo, perché era triste, perché aveva un malessere strano, tutto lo schermo altruista, sollecito rispondeva in coro:- Ma noi siamo qui. Siamo vicini a te. Siamo dentro di te. Siamo solo per te. Preghiamo per te. Non ti scordiamo.
Meglio di una Crocerossa, meglio di una mamma, del pronto soccorso, della mia amica più cara.
Ma nessuno arrivava dallo schermo bianco, certo i ragazzi sostenevano che era tutto più facile, era tutto lì, sicuramente lo era, però poi bisognava spostarsi ed andare a vedere se c’era davvero quello che veniva offerto di là.
Perché è vero al nick bastava pigiare e pigiare per essere a posto, era il suo gioco, ma agli esseri umani dopo un bel po’ che stanno a guardare poi viene sempre la curiosità di andare a vedere se ci sia mai  quel mondo dell’offerte e dell’amore senza problemi.
Si misero così tutti in viaggio, portando con loro la gabbietta, portandola sotto un mantello, come i pellegrini di un tempo che fu  
Portandola cara e guardando ogni tanto le coordinate del loro incanto per giungere infine in quel paradiso  che loro avevano visto lassù su uno schermo bianco dove il loro esserino pigiava e pigiava sui tasti neri

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